Carissimi, come penso sappiate tutti, abbiamo cominciato un nuovo anno durante il quale il nostro cammino sarà accompagnato dal Giubileo della speranza, che mi auguro sfruttiate ripulendo il vostro animo da ciò che vi allontana dal nostro Signore.
Oggi vorrei condividere con voi una breve riflessione sul brano del vangelo di questa domenica che riguarda il servizio di Gesù a Nazareth. Animato dallo Spirito Santo, Gesù ritorna verso la Galilea e comincia ad annunciare la Buona Notizia del Regno di Dio. Dopo essere andato nelle varie comunità ed avere insegnato nelle sinagoghe, arriva a Nazareth, città in cui era cresciuto.
Ritorna cioè nella comunità, dove, fin da piccolo, aveva partecipato alle varie
funzioni religiose. Il sabato dopo, secondo la sua abitudine, va alla sinagoga per stare con la gente e partecipare alla celebrazione.
Ad un certo punto Gesù si alza per procedere alla lettura e sceglie un testo di Isaia che parla dei poveri, dei prigionieri, dei ciechi e degli oppressi.
Esso rispecchia la situazione della gente di Galilea al tempo di Gesù, che, in nome
di Dio, prende posizione in difesa del suo popolo e, con le parole di Isaia,
definisce la sua missione: annunciare la Buona Notizia ai poveri, proclamare
la libertà ai prigionieri, restituire la vista ai ciechi e la libertà agli oppressi.
Quindi, riprendendo l’antica tradizione dei profeti, proclama: “Un anno di grazia del Signore”, cioè annuncia un anno di Giubileo.
Terminata la lettura, Gesù contestualizza il testo legandolo alla vita della
gente: “Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi!”.
Il suo modo di allacciare la Bibbia con la vita della gente produce una duplice reazione.
Alcuni rimangono stupiti ed ammirati; altri lo screditano, sono scandalizzati e non vogliono saperne più di lui dicendo:”
Non è forse questo il figlio di Giuseppe?” (Lc 4,22).
Perché rimasero scandalizzati? Perché Gesù disse di accogliere i poveri, i ciechi, gli oppressi, ma loro non accettavano la sua proposta.
E così, quando presentò il suo progetto di accogliere gli esclusi, lui stesso fu escluso.
Carissimi tutti, come vi dicevo, il nostro cammino con il Giubileo è un’opportunità da non perdere.
Facciamo il possibile affinché questo evento lasci un segno nella nostra vita quotidiana.
È un tempo di grazia che la Chiesa ci offre.
Auguro ad ognuno di voi un buon cammino e una lieta domenica.
Don Jean-Claude Ngoy, sdb.