Pasqua: un’occasione per rinnovarsi

Martedì 15 il Consiglio Pastorale ha avuto il piacere di ascoltare una professoressa ultra titolata invitata dal parroco, Don Jean Claude Ngoy, la quale, nel parlare di comunicazione, ha fatto riferimento alla Settimana Santa, autentica ma anche unica, cioè diversa, che precede la Pasqua della Resurrezione.

Essa come sappiamo, è introdotta dalla Domenica delle Palme, quando Gesù, prima di consegnarsi ai suoi aguzzini, che stavano già “lavorando” per mandarlo a morte, giunge a Gerusalemme in groppa non ad un cavallo, ma ad un asino, segno evidente che la sua regalità era strettamente legata all’ umiltà.

Sappiamo anche che la settimana santa è segnata da due altri importanti eventi: il Giovedì Santo, il giorno del tradimento,  dell’ultima cena, dell’istituzione dell’eucarestia, del lavaggio dei piedi, ulteriore segno  del suo essere umile e naturalmente il Venerdì Santo, con il quale si commemora la passione e la crocefissione di Nostro Signore , che precede, il momento clou della settimana, il Sabato Santo, giornata di attesa, di veglia pasquale  che conduce al suono delle campane che annunciano Gesù risorto.

Ma, al di là della consapevolezza del significato della Settimana Santa e dei riti che la caratterizzano, il mistero profondo della Pasqua rimane quello della Generosità di un Uomo che sacrifica se stesso con un gesto di assoluto amore per gli altri.

E l’amore è la linea guida tracciata da Nostro Signore, una linea che non sempre siamo capaci di seguire, perché, come suggeriva ancora la dotta professoressa, l’autenticità deve sposarsi con la congruità. Può ciascuno di noi affermare con assoluta sincerità che i suoi comportamenti sono, per così dire, in linea con la religione che ha abbracciato al momento del battesimo? Può dirsi un vero cristiano?

Per esserlo realmente dovremmo eliminare dalla nostra vita le “parole contro”.

Se amore, come più volte ha sottolineato il Santo Padre, vuol dire tenerezza, allora dobbiamo eliminare l’asprezza, la durezza e gli atteggiamenti di ostilità che ci allontanano dagli altri.

Se amore vuol dire compassione, cioè avere la capacità di comprendere e condividere la sofferenza degli altri, allora dovremmo eliminare parole come indifferenza, estraneità, menefreghismo che ci rendono persone egoiste.

Se amore significa altruismo, cioè desiderio di agire per il beneficio degli altri, senza aspettarsi nulla in cambio, allora dovremmo eliminare parole come grettezza, tornaconto personale, meschinità.

Se amore vuol dire solidarietà, allora dovremmo eliminare l’indifferenza, che ci rende persone sole.

Se amore significa comprensione, allora vuol dire eliminare parole come intolleranza, intransigenza, che non ci aiutano a stare con gli altri.

Se amore vuol dire perdono, cioè capacità di superare il rancore   e di offrire una seconda opportunità, allora dovremmo eliminare parole come condanna, punizione, che tra l’altro ci rendono delle persone antipatiche.

Di “parole contro” da eliminare ce ne sarebbero ancora tante; alcune ci accomunano, altre fanno parte del vissuto personale, L’augurio che mi sento di fare a ognuno di noi è di rinnovarci per seguire con più sicurezza la linea tracciata da Nostro Signore.

Buona Pasqua a tutti.

Pasquale Gallo