L’uomo che ha scosso i muri dell’indifferenza (1936 – 2025)
In una fresca mattina argentina, Jorge Mario Bergoglio nasce il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, in una modesta famiglia di immigrati italiani. Giovanissimo, scopre la sofferenza umana e la forza della fede. A 21 anni, una grave infezione lo lascia con un solo polmone, ma ciò non lo avvilisce: il suo cuore arde già di un fuoco inestinguibile: il desiderio di amare e servire.
Il gesuita silenzioso che divenne la voce dei senza voce
Nel 1958 entra nei gesuiti, un ordine di rigore, obbedienza e missione. Diventa sacerdote nel 1969, poi superiore provinciale, professore e rettore.
Lì impara la pazienza, il dolore della gente, la grandezza dei piccoli gesti.
Nel 1992 diventa vescovo, poi arcivescovo di Buenos Aires nel 1998.
Da alto prelato vive in un semplice appartamento, prende l’autobus e cucina da solo. La gente lo chiama “il cardinale dei poveri”.
Il 13 marzo 2013, una ventata di novità ha attraversato Roma
All’età di 76 anni, in un mondo diviso e scosso da scandali, guerre, ingiustizie… la Chiesa cattolica sceglie questo pastore discreto per diventare il 266° successore di Pietro.
Appena eletto, prende un nome mai usato prima: Francesco, come l’uomo di Assisi, l’amico dei poveri, il fratello della natura.
Rifiuta le dorature del Vaticano, sceglie di vivere a Casa Santa Marta, cammina senza scarpe costose, porta la croce di ferro del suo ministero di vescovo.
Ma è con la voce di Cristo che grida contro l’ipocrisia, la corruzione e l’idolatria del denaro.
Un cuore per i feriti
Apre le braccia ai migranti e lava i piedi ai prigionieri. Chiama i fedeli a una Chiesa in movimento o meglio ancora in uscita, “come un ospedale da campo dopo una battaglia”. Affronta con coraggio le crisi della Chiesa, in particolare quando si tratta di abusi, chiedendo perdono e ascoltando le vittime.
Nella “Laudato sì” difende la casa comune, gridando: “la terra, nostra sorella, geme sotto i nostri colpi”. Il suo pontificato è una rivoluzione silenziosa, in cui lacrime, tenerezza e preghiera diventano potenti armi spirituali.
Ci chiama costantemente a “svegliare il mondo”, a “non lasciare fuori i poveri”, a “non perdere mai la gioia del Vangelo”.
Ultimi giorni – Una benedizione come un addio
Nonostante il dolore, le ginocchia stanche, le notti di febbre, non si è ferma mai. Benedice, consola, scrive e prega.
La domenica di Pasqua del 2025, davanti al mondo intero, pronuncia la sua ultima benedizione “Urbi et Orbi”. La sua voce è debole, ma i suoi occhi sono pieni di luce.
Il 21 aprile 2025, all’età di 88 anni, Papa Francesco si addormenta nel Signore.
In quel momento, su Piazza San Pietro scende il silenzio… e le campane del mondo suonano a festa.
Eredità di un padre universale
Egli ci lascia una Chiesa più spirituale, più umana, più vicina e più amorevole.
Un grido d’amore per gli esclusi. Una strada aperta per i giovani, i feriti, coloro che cercano Dio. E una testimonianza: “Il vero potere è nel servizio”.
Nel 2023, quando ha visitato la Repubblica Democratica del Congo e il Sudan, il Papa ha proposto una bellissima immagine della mano per descrivere un cristiano: un dito per ogni parola: preghiera, comunità, onestà, perdono e servizio.
Questa in sintesi la vita di un cristiano, di un credente di ogni tempo.
Grazie Papa Francesco!
Don Jean-Claude Ngoy, sdb.