Un grande Papa

Quando viene a mancare un pontefice, inevitabilmente, qualcuno pronuncia la frase “Morto un papa se ne fa un altro”, che sembra suonare come un’offesa per il Santo Padre che ha operato fino a poco prima, suggerendo l’idea che nessuno è insostituibile, anche se reputato importante, tanto è vero che, espletate le funzioni funebri con i dovuti onori, dopo pochi giorni si riunisce il Conclave dei cardinali per l’elezione del prossimo rappresentante di Dio sulla terra.

Il nuovo successore di Pietro, naturalmente, coprirà di elogi chi lo ha preceduto, chiedendo a Dio di sostenerlo nel difficile compito di sostituirlo. E in effetti che non sia cosa facile sostituire Papa Bergoglio lo pensano un po’ tutti, anche quei pochi che lo consideravano un gesuita sudamericano ideologizzato. Per la maggior parte della gente il Papa appena defunto, o meglio il vescovo di Roma, titolo con cui egli desiderava farsi chiamare, è stato un grande riformatore, a partire dalla scelta del nome, Francesco, come il “poverello d’Assisi”.

Che la riforma della Chiesa fosse uno dei suoi primi pensieri lo ha testimoniato – durante un incontro sul Sinodo e il Giubileo, organizzato dal circolo ACLI di Arese e dal parroco, don Jean Claude Ngoy – anche don Mario Antonelli, che fa parte di una Commissione voluta dal Santo Padre, con l’obiettivo di individuare i punti critici dai quali partire per avviare il cambiamento.

 Papa Francesco sarà certamente ricordato per i suoi innumerevoli viaggi apostolici, per le sue prese di posizione, per gli appelli importanti ai leader del mondo perché ponessero fine a tutte le guerre, ma egli ha operato in maniera assidua anche tra le mura del Vaticano, dove ha promosso una serie di riforme per mantenere la Chiesa al passo con i tempi, sottolineando, tra l’altro la necessità della sinodalità, cioè la partecipazione attiva di tutti membri della Chiesa nelle decisioni più importanti.

Dopo la sua morte, avvenuta nel mattino del 21 aprile 2025, lunedì di Pasqua, le trasmissioni, i pareri di esperti vaticanisti, le interviste alla gente comune si sono susseguiti quasi ininterrottamente, a sottolineare il fatto che ritornava alla casa del Padre non uno dei tanti papi della storia della Chiesa, ma un vero e proprio leader mondiale, un leader votato alla giustizia sociale, refrattario ad ogni tentativo di corruzione da parte del potere, che aveva scelto l’umiltà come stile di vita. Egli si sentiva molto vicino alla povera gente, a chi dalla vita riceve solo calci in faccia, agli emarginati.

“La mia gente è povera e io sono uno di loro”, ha affermato più di una volta quando era cardinale. E con coerenza, a sottolineare la sua scelta, per così dire minimalista, una volta salito alle soglie pontificie, è stato protagonista di diversi gesti di rottura con il lusso e le prassi vaticane, scegliendo tra l‘altro di risiedere a Santa Marta e non nella consueta residenza papale e semplificando l’abbigliamento e i riti funerari, considerati troppo sfarzosi.

Egli di questo era estremamente convinto, tanto è vero che più di una volta aveva manifestato l’intenzione di essere sepolto “con dignità, ma come un buon cristiano”.

Ciò precisato, non si può dire che i suoi siano stati dei funerali “normali,” considerato che in piazza San Pietro sono state centinaia di migliaia le persone che hanno voluto rendere omaggio al papa della compassione, della prossimità, del perdono, della misericordia, ad un grande papa, come ha sottolineato, durante la recita del rosario in suo suffragio, il nostro parroco, che ha ricordato il messaggio pronunciato da papa Francesco, nel 2023, nella sua patria, la Repubblica Democratica del Congo.

In quell’occasione, come egli ha già raccontato nella sua “Biografia di Papa Francesco” e che è utile ribadire, considerato l’impegno di tutta una vita per la concordia tra i popoli, utilizzando le dita di una mano, il Santo Padre indicò ai giovani congolesi cinque parole imprescindibili per il percorso di pace: preghiera, comunità, onestà, perdono e servizio, tutti “ingredienti” che, ancora oggi, i potenti della terra non conoscono.

Pasquale Gallo